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Home » EVENTI: Roma 22 ottobre 2019 – Seminario ENAIP e Unioncamere “OPERA. L’osservatorio dei mestieri e delle professioni. Il futuro dei lavori popolari”
Seminario ENAIP e UNIONCAMERE “OPERA. Osservatorio dei mestieri e delle professioni" “Il Futuro dei Lavori popolari: un osservatorio per promuovere i mestieri e ridurre il mismatch nel mercato del lavoro”
Roma, 22 ottobre 2019
Luogo: ACLI Sala Achille Grandi, via Giuseppe Marcora 18-20
Il Seminario dal titolo “Il Futuro dei Lavori popolari: un osservatorio per promuovere i mestieri e ridurre il mismatch nel mercato del lavoro”, che si è tenuto a Roma il 22 ottobre presso la sede nazionale delle Acli, ha avuto l’obiettivo di presentare i primi risultati della ricerca dell’Osservatorio dei Mestieri-OPERA, l’iniziativa promossa da ENAIP Nazionale Impresa Sociale e IREF in collaborazione con UNIONCAMERE.
“Con questo primo Seminario diamo seguito all’Accordo sottoscritto nelle scorse settimane dal Segretario Generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, e il Presidente Nazionale delle Acli, Roberto Rossini. Da questo Accordo nasce un’importante collaborazione per indagare e studiare i “lavori popolari”, le scelte educative e professionali compiute dai giovani e dagli adulti, e che hanno un impatto diretto nel mercato del lavoro” ha sottolineato in apertura del Convegno Paola Vacchina, Amministratore Delegato ENAIP Nazionale e Presidente IREF.
Nel corso del Seminario il Vice-Segretario Generale Unioncamere, Claudio Gagliardi, ha illustrato e commentato i dati emersi da Excelsior, il sistema informativo che Unioncamere realizza da più di 20 anni insieme ad ANPAL con l’obiettivo di monitorare e raccogliere informazioni sui programmi di assunzione di circa 600.000 aziende italiane. Dall’analisi emerge che nel 2018, a fronte di una forte crescita della domanda di professioni specialistiche nel mercato del lavoro, le imprese hanno avuto difficoltà ad assumere circa il 26% delle figure professionali ricercate, vale a dire 1 su 4 e il mismatching più accentuato si rivela proprio nelle regioni del Nord Italia.
Tra le prime 20 professioni più difficili da reperire per le imprese, 13 rientrano proprio nell’ambito della IeFP e sono comprese fra le 25 previste dal nuovo Repertorio Nazionale delle qualifiche e dei diplomi professionali approvato lo scorso agosto in Conferenza Stato-Regioni.
La previsione a cinque anni – ha spiegato Claudio Gagliardi- vedrà sicuramente un aumento del fabbisogno di occupazione per la necessità di sostituire chi va in pensione (replacement demand) ma anche un probabile, alto rischio che settori come la meccanica, la metallurgia, l’agroalimentare, la moda, la sanità o il turismo non abbiamo quei nuovi addetti di cui avranno bisogno anche solo per rimanere in attività. Questo fabbisogno fa molto appello alla formazione professionale e alla necessità di ricostruire una filiera tecnica e di qualificazione adeguata.”
Il Seminario è stato quindi l’occasione per presentare i primi dati della ricerca svolta dall’Osservatorio dei Mestieri–OPERA. Dall’indagine, basata sull’analisi dei dati forniti dal SISCO (Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie) sulle assunzioni al 31 dicembre 2018, è emerso che negli ultimi venti anni le prospettive occupazionali delle professioni che rientrano nei sistemi formativi regionali nel cui ambito sono incluse le qualifiche e i diplomi IeFP sono pressoché raddoppiate (dal 17% al 34%). Baristi, cuochi, camerieri, giardinieri, operatori del benessere, commessi, elettricisti e carpentieri sono alcuni tra gli impieghi più richiesti.
“Sono i cosiddetti “mestieri popolari”, caratterizzati da mansioni perlopiù esecutive e manuali, ma al cui interno si possono anche rintracciare carriere gratificanti e redditizie (si pensi agli chef stellati, ai flower designer o agli ebanisti) legate alla possibilità per il lavoratore di investire nell’aggiornamento costante del proprio portfolio di competenze”, come ha sottolineato durante il suo intervento Cristiano Caltabiano, il ricercatore IREF che ha condotto lo studio.
Ciò che accomuna questi lavori è però una forte instabilità dell’impiego, con un’altissima percentuale di lavoratori assunti con contratto a tempo determinato (quasi l’80%) e la cui occupazione rappresenta la principale fonte di reddito, in quanto circa il 70% è impiegato a tempo pieno. Il livello d’istruzione di questi lavoratori è in generale molto basso: oltre il 60% è fermo al diploma di terza media.
Uno dei dati più salienti che emerge dall’indagine svolta dall’Osservatorio OPERA, è che per questi lavoratori popolari avere una qualifica professionale fa la differenza, sia in termini di stabilità che di prospettive di crescita e aumenta del 17% le probabilità di rimanere occupato. ”I percorsi di formazione permanente e di aggiornamento – ha concluso Caltabiano – sono la leva giusta per far compiere un salto di qualità nei percorsi professionali di giovani e adulti”. È necessario, quindi, porre l’accento sull’importanza di una formazione continua che accompagni i lavoratori adulti lungo tutto l’arco della vita, perché possano acquisire competenze adeguate in linea con l’evoluzione e la trasformazione dei processi produttivi, delle tecniche e dei metodi di lavoro.